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Categoria: Salute

Pubblicato il: 11 Mag, 2020

SEI UN CALCIATORE E SOFFRI DI PUBALGIA? ECCO ALCUNI RIMEDI UTILI

1. LA PUBALGIA

La pubalgia è una sindrome dolorosa che colpisce la sede inguinale e/o pubica sulla zona interna delle cosce. Alla base di questa patologia vi è sempre un sovraccarico funzionale dei muscoli adduttori della coscia associato a microtraumi ripetuti nel tempo. Ripetere costantemente alcuni gesti ed alcuni movimenti può portare alla lunga alla comparsa di questa problematica.
La pubalgia interessa sia atleti professionisti, che coloro che praticano attività sportiva a livello amatoriale. Gli sportivi maggiormente a rischio sono senza dubbio i calciatori, seguiti da coloro che praticano hockey, rugby e la corsa di resistenza. Tuttavia anche chi pratica sport come la pallanuoto, la pallamano o il basket, risulta a rischio.

In particolare chi pratica calcio è esposto al rischio di pubalgia per il fatto di compiere ripetutamente alcuni gesti tecnici come:

  • cambi di direzione;
  • tiri e passaggi;
  • scatti;
  •  salti;
  • contrasti;
  • dribbling.

Altro fattore che incide pesantemente sulla comparsa di questa patologia è il fondo sconnesso su cui spesso si gioca. Inoltre il continuo atteggiamento iperlordotico al quale i calciatori sono costretti per esigenze legate alla loro disciplina sportiva non fa altro che aggravare il quadro clinico.

Esistono diverse tipologie di pubalgia, che variano in base alla causa scatenante, e che per facilità sono state suddivise in tre macro-aree:

  • Tendinopatia inserzionale: sono quei casi in cui la pubalgia è causata da dei microtraumi a carico dei muscoli della coscia e dei muscoli addominali.
  • Sindrome sinfisiaria: sono quei casi in cui la pubalgia è causata da dei microtraumi indotti dai muscoli adduttori che, non muovendosi in maniera bilanciata, producono uno squilibrio al bacino.
  • Sindrome della guaina del retto addominale: la pubalgia è causata quando un calciatore compie un movimento che provoca una forte tensione nella muscolatura addominale, seguita da uno stiramento e una compressione del nervo perforante.

2. LE CAUSE

Nel corso degli anni sono state identificate ben 72 cause di pubalgia tra cui vanno menzionate le malattie tendinee, patologie muscolari, malattie ossee o articolari, ma anche patologie infettive, borsiti, intrappolamenti nervosi ecc. Vi rientra anche un collegamento non consono tra i denti e la mandibola che può ripercuotersi su tutto il sistema posturale e quindi anche sulla zona pubica.

Come tutte le patologie da sovraccarico, la causa principale è l’allenarsi in condizioni di affaticamento, ma ce ne possono essere altre legate a:

  •  lo scarso equilibrio tra addominali ed adduttori, muscoli che si inseriscono nel pube;
  • problematiche posturali dinamiche: correre in modo scorretto o avere degli appoggi non corretti può portare a sviluppare questa patologia, ad esempio nel caso di piede piatto;
  •  lombalgia, che alla lunga può creare infiammazione degli adduttori o del retto addominale;
  • adduttori più deboli rispetto agli altri muscoli della coscia e del bacino;
  • il soprappeso;
  • l’utilizzo di calzature non adeguate;
  • la pratica sportiva su terreni sconnessi o troppo duri.

3. I SINTOMI

I principali sintomi della pubalgia sono il dolore e l’impotenza funzionale e sono strettamente connessi.

Il quadro clinico si presenta con una dolenzia marcata in tutto il distretto inguinale dell’atleta, in particolar modo a carico del retto addominale e degli adduttori, nella loro inserzione sul pube. Il dolore al pube il più delle volte è dovuto a tensioni muscolari eccessive, squilibri di forza legati a tensioni muscolari del gruppo dello psoas, degli adduttori, del quadrato dei lombi e del medio gluteo.

4. I RIMEDI

Per quanto riguarda il trattamento della pubalgia, si consiglia un lavoro di allungamento e di stretching globale. L’approccio riabilitativo classico prevede terapie fisiche volte a limitare l’aspetto del dolore. Sono consigliate quindi:

  • la Laserterapia;
  • la Tecarterapia (è una terapia che consiste in un’attivazione energetica del corpo del paziente che viene stimolata direttamente dall’interno del tessuto biologico);
  • le onde d’urto, in situazioni di calcificazioni sul pube.

Come anticipato, queste terapie non lavorano sulle cause che generano la patologia, ma agiscono soltanto sull’attenuazione del dolore. E’ possibile lavorare sulla postura, agendo sulla lunghezza globale di tutti i distretti muscolari: in particolare bisogna concentrarsi sullo psoas, sul retto addominale e sulla catena dei flessori.

Da non sottovalutare anche l’aspetto alimentare: la zona del pube è una zona estremamente complessa per quanto riguarda il circolo venoso e linfatico. Un’intossicazione degli organi interni può comportare quindi un trasferimento di questo stato di dolore anche a tutte le strutture muscolari più superficiali. Non è un caso che lo psoas sia in grande continuità con il rene e con l’intestino, di conseguenza uno stato di disidratazione o di intossicazione del fisico può portare ad avere problematiche come la pubalgia. Da ciò si intuisce come le abitudini di vita sono fondamentali per evitare questa patologia.

Infine, nel quadro riguardante i possibili rimedi vi è senz’altro l’utilizzo di plantari: la correzione dell’assetto posturale attraverso dei sussidi esterni può sicuramente favorire la gestione di una problematica così complessa.

In tema di prevenzione della pubalgia, spesso i calciatori si limitano solamente a posture che permettono di allungare gli adduttori a fine allenamento. Tuttavia queste posture sono esercizi che, se svolti in maniera errata, possono condurre ai problemi tipici dello stretching svolto in maniera scorretta. Inoltre, allungando solo gli adduttori, ci si limita alla prevenzione di una sola delle possibili cause della pubalgia, e cioè la limitata flessibilità degli adduttori.

A volte l’unica strategia di prevenzione è avere il coraggio di fermarsi nel momento in cui insorgono i primi fastidi cercando di limitarsi a quelle attività che non provocano dolore o fastidio. Una volta che i sintomi diventano persistenti è il caso di rivolgersi a personale competente prima che la situazione diventi grave e ci si debba fermare per lungo tempo.

Esistono comunque alcune accortezze e buone abitudini che, se seguite in maniera costante e continuativa, possono portare sicuramente a dei benefici e a prevenire lo sviluppo della pubalgia:

  • potenziare la muscolatura addominale con cadenza almeno bisettimanale;
  • potenziare gli ischio-crurali una volta alla settimana;
  • allungare la zona lombare e degli ischio-crurali preferendo il metodo Wharton;
  • prima di ogni allenamento e di ogni partita occorre riscaldarsi con una corsa lenta di 8-10′ ed effettuare andature come: skip, corsa calciata dietro, adduzioni e abduzioni delle gambe, scivolamenti laterali, corsa laterale, ecc.;
  • eseguire esercizi di propriocettività, efficaci anche per la prevenzione delle lesioni al legamento crociato anteriore e delle distorsioni alla caviglia. Lavorare con pedane instabili migliora la sensibilità e il reclutamento dei muscoli stabilizzatori, compresi quelli coinvolti nelle sindromi retto-adduttorie;
  • preferire lo stretching dinamico a quello balistico, evitando posture prima dell’allenamento e in condizioni di eccessivo affaticamento.

Sempre in tema di prevenzione della pubalgia e di altre patologie quali fascite plantare, distorsione di caviglia (sia in caso di trauma di inversione che di eversione) e tendinite achillea, da qualche anno si è sviluppato l’utilizzo del kinesio taping. Il kinesio taping è una tecnica correttiva meccanica e sensoriale che favorisce una migliore circolazione sanguigna e linfatica nell’area da trattare; inoltre non contiene e non limita, ma informa il muscolo o l’articolazione coinvolta, producendo la miglior risposta muscolare e facilitando i processi di autoguarigione. Da qui l’importanza della prevenzione, con l’applicazione del kinesio taping, che assicura non solo la massima efficienza delle prestazioni muscolari e articolari, ma va a potenziare anche le caratteristiche sia organolettiche che motorie di articolazioni e muscoli. A seconda del grado di tensione, della forma del nastro ed della direzione della tensione applicata,  possiamo ottenere 3 effetti:

  • inibente o facilitante;
  • drenante;
  • analgesico.

5. SOLETTE NOENE, CALCIO E PUBALGIA

La Pubalgia può colpire soggetti di ogni età ed è opportuno indagare sulla causa scatenante. Dopo aver consultato il Medico ed aver accertato la diagnosi, è sempre consigliato utilizzare delle scarpe e solette adatti.

L’utilizzo delle solette shock absorbing NOENE può dare  sollievo a chi soffre di pubalgia. La loro funzione di filtro, infatti, evita il propagarsi delle vibrazioni negative che si generano nell’impatto piede-suolo, mettendo così al riparo le ossa, i muscoli, i tendini e le articolazioni. Sportivi e persone comuni, hanno tratto benefici da questa straordinaria tecnologia. Grazie alla riduzione del dolore e delle sollecitazioni, sono riusciti a riprendere le normali attività quotidiane, professionali e sportive.